Industria del mobile, un’emorragia per risalire serve una spinta fiscale

Sorgente:
La Repubblica
Visite:
1293
  • text size

Milano Non c’è pace per l’industria del legno-arredo. Nemmeno l’export, l’unica voce con il segno più, è riuscito ad arginare un’emorragia che nel 2013 ha visto la perdita di 6.821 addetti (-1,8%) e di 2.411 aziende (-3,5%) rispetto all’anno precedente. Numeri impressionanti che purtroppo si devono aggiungere a quelli registrati dall’inizio della crisi che ha spazzato via in poco meno di 10 anni 50mila posti di lavoro e 12mila imprese. Un conto salato, anzi salatissimo che si misura giocoforza in un calo verticale del fatturato aggregato dal 2007 al 2013 di 15 miliardi di euro, di cui 900 milioni di euro polverizzati lo scorso anno. Riparte da qui, il comparto. E lo fa confidando, per il momento, su una sola certezza: la continua crescita dell’export, trainata in questi ultimi anni dalla domanda dei mercati emergenti, che ha raggiunto lo scorso anno quota 12,8 miliardi di euro (+2,4%): cioè, quasi la metà fatturato totale alla produzione pari a 27,5 miliardi di euro (-3,2%). Buona parte dei quali sono stati realizzati dal macrosistema dell’arredamento con 10,8 miliardi di euro di esportazioni (+2,5%) su un giro di affari complessivo di 17,7 miliardi di euro (-2,5% sul 2012). Un risultato negativo che evidentemente sconta la contrazione dei consumi interni (-7,5%), passati in questo segmento di mercato da 10,5 a 9,7 miliardi di euro. Per contro, risulta positivo il saldo export- import del +4,3% pari a 8 miliardi di euro. Situazione similare, sebbene con numeri diversi,

quella del macrosistema del legno-edilizia arredo che ha registrato un calo del fatturato alla produzione del -4,4%, passando da 10,2 a 9,8 miliardi di euro. Con una crescita delle esportazioni del +1,7%, salite a quota 2 miliardi di euro. Cifra che, però, non compensa la caduta del consumo interno (-5,6%) che oggi pesa 9,5 miliardi di euro, cioè 500 milioni in meno rispetto al 2012. Anche in questo caso il saldo export-import è positivo ma con uno spread addirittura dell’87,9%. Un bottino, quello portato in dote dalle esportazioni dell’intera filiera, che in realtà potrebbe essere molto più consistente se l’euro forte non avesse frenato l’export italiano in giro per il mondo. Ma la vera zavorra per il comparto resta comunque la cronica asfissia del mercato domestico, certificata dai calcoli nudi e crudi del Centro Studi Cosmit FederlegnoArredo che rileva l’ennesimo depauperamento dei consumi interni aggregati del comparto (-6,5%), passati in un anno da 20,5 a 19,2 miliardi di euro, e delle importazioni (—3,2%), passate da 4,7 a 4,5 miliardi di euro. «La situazione, però, potrebbe essere anche peggiore se il governo non avesse prorogato per il 2014 il bonus mobili — spiega Roberto Snaidero, presidente di Federlegno-Arredo — Con questo provvedimento sono stati salvati per il momento 3.800 posti di lavoro e 1.000 aziende. Non solo, grazie all’introduzione della detrazione Irpef al 50% per una spesa massima di 10mila euro per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, si prevede un recupero di spesa al consumo di circa 1,2 miliardi di euro nel biennio 2013-2014». In questa direzione, secondo Snaidero, dovrebbe muoversi il governo Renzi intervenendo sul riordino del sistema fiscale per rimodulare le aliquote Iva e le relative agevolazioni. «È importante che il nostro Paese — osserva il presidente — si allinei agli standard europei: ricordiamo come in Spagna, Francia e Belgio l’aliquota Iva sugli arredi è compresa tra il 6 e il 10% mentre è in Italia al 22% per la maggioranza degli arredi». Nel caso fosse possibile, aggiunge ancora Snaidero, il governo dovrebbe intervenire in modo mirato su una platea maggiormente circoscritta di consumatori che sono in evidente difficoltà: quella delle giovani coppie. «Abbiamo proposto, insieme ai sindacati — spiega — di diminuire l’aliquota Iva dal 22% all’8% per l’acquisto di arredi per questa categoria di persone. Agevolazione che peraltro potrebbe essere allargata anche ai nuclei familiari monogenitoriali con figli minori». In Italia le giovani coppie rappresentano circa il 10% delle famiglie italiane e assorbono oltre il 15% dei consumi d’arredamento. Il sostegno a questa fascia debole della popolazione comporterebbe un vantaggio anche per le Pmi dell’industria italiana del comparto, che costituiscono oltre il 90% della filiera. «Il provvedimento — puntualizza Snaidero — rappresenterebbe, infatti, il logico completamento del “pacchetto-casa” varato dal governo Letta. Misura che darebbe un ulteriore contributo al sostegno dei consumi nazionali di arredamento che, nonostante il bonus mobili sono attesi ancora in calo del 4,4% nel 2014». Nel frattempo, FederlegnoArredo e sindacati hanno unito le forze sottoscrivendo all’inizio dell’anno un protocollo d’intesa che promuove un “vademecum operativo” per l’utilizzo delle detrazioni fiscali a favore dell’acquisto di arredi destinati ad abitazioni soggette a ristrutturazione. In questa operazione, è previsto anche il coinvolgimento attivo dei Centri di assistenza fiscale (Caf) di Uil, Cisl e Cgil per supportare gli utenti interessati al bonus mobili. «L’accordo — osserva Snaidero — è un altro passo dell’attività che, insieme ai sindacati, stiamo portando avanti con sempre maggiore convinzione e efficacia a favore di una politica industriale tesa a rilanciare il settore legno-arredo, uno dei motori della nostra economia che contribuisce alla bilancia italiana dei pagamento con un saldo attivo di 8 miliardi di euro». Il sistema mobile registra la crescita delle esportazioni del +1,7% salite a quota 2 miliardi di euro

Manda commento