Pavia, addio ai pioppeti in due anni meno 84 %

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Christian Morasso
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Un pioppeto alle porte di PaviaUn pioppeto alle porte di Pavia

PAVIA. Come le risaie in Lomellina o le viti sulle colline d’Oltrepo sono il tratto distintivo della campagna lungo il Po e il Ticino. E della pianura padana in generale. I pioppi segnano il paesaggio e i confini, ma rischiano di scomparire dal panorama della provincia di Pavia. Negli ultimi due anni i pioppeti pavesi si sono quasi dimezzati, diminuiti dell’84 per cento.

A terra, nel 2016, ne sono stati censiti 1.077 ettari: cifra importante che fa di Pavia la seconda provincia lombarda per coltivazione di pioppi (la prima è Mantova con 1.409 ettari), ma che è un quarto di quella rilevata soltanto quattro anni fa. Nel 2013 i pioppeti si estendevano per 5.200 ettari della provincia di Pavia. Il calo della produzione di pioppi da legname è un trend nazionale: in tutta la pianura lombarda i pioppeti sono diminuiti del 77% negli ultimi due anni, passando da 13.589 ettari a 3.158.

I dati sono quelli di un’analisi della Coldiretti regionale sulle dichiarazioni delle superfici coltivate in Lombardia.
«Nonostante tutto – spiegano alla Coldiretti – in Lombardia resiste ancora un patrimonio di oltre 900mila alberi usati sia nell’industria del legno che in quella della carta».

I motivi del crollo verticale nella coltivazione di pioppi sono da ricercare nell’andamento del mercato: alti costi di produzione, lunghi tempi d’attesa tra l’impianto di un pioppeto e il taglio per la vendita del legname (tra i 10 e i 15 anni), calo continuo dei prezzi. Oggi un bosco viene pagato circa 7 euro al quintale: lo stesso prezzo della fine degli anni Novanta. Una singola pianta è quotata tra i 45 e i 65 euro a seconda della qualità del legno, delle dimensioni e della quotazione di mercato al momento del taglio.

Le aziende agricole, in questo contesto, preferiscono ridurre la quota di terreni coltivate a pioppeto: ne risente il paesaggio, ma ne risentono anche l’ambiente e la qualità dell’aria, visto che ai boschi di pianura gli esperti riconoscono un ruolo fondamentale nell’assorbimento dell’anidride carbonica immessa inin atmosfera dalle attività dell’uomo.

«Noi li abbiamo ancora, in golena, vicino al Po, sono terreni vocati a questo tipo di coltivazione – spiega Angelo Malaspina, con una trentina di ettari a pioppi a Mezzana Rabattone –. In zona un tempo i pioppeti erano più diffusi, oggi molti li hanno tolti anche per l’andamento poco favorevole dei prezzi di mercato: un bosco viene pagato 7 euro al quintale, siamo praticamente ai livelli di 30 anni fa».

Il risultato è che in provincia di Pavia, con poco più di mille ettari a pioppeto, sopravvivono tra le 250 e le 300mila piante. Le maggiori concentrazioni di pioppi si trovano nelle province di Mantova con 1.409 ettari, Pavia con 1.077, Cremona con 325, Lodi con 179, Milano con 108, Brescia con 40 ettari, Varese con 13, Sondrio con 3, Monza e Brianza con meno di 2 ettari, Lecco con un ettaro e Bergamo con mezzo ettaro che ha il record negativo con un crollo del 95%, visto che solo due anni prima erano più di 9 ettari coltivati. Cali decisi – spiega

la Coldiretti Lombardia – riguardano però quasi tutte le province: Mantova ha perso il 60% dei boschi, Pavia l’84%, Cremona il 79%, Lodi l’81%, Milano l’83%, Brescia il 66%, Varese il 44% e Monza il 33%. Stabile Sondrio mentre Lecco mentre Lecco guadagna qualcosa passano da 0,2 a 1,2 ettari.

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